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Clelia Coppone

Il diaframma, la “chiave” del respiro

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Diverse asana dello yoga agiscono sulla connessione tra il diaframma e il muscolo psoasDimmi come respiri e ti dirò chi sei, come reagisci alle turbolenze della vita e come ti rapporti al mondo esterno. Potremmo sintetizzare così il ruolo del diaframma, quel muscolo che sovrintende all’atto respiratorio tendendosi quando si inspira, in modo da consentire ai polmoni di riempirsi di ossigeno, e rilassandosi quando si espira e l’aria defluisce dai nostri polmoni.

Nonostante nella respirazione siano coinvolti ben 46 muscoli, il diaframma è quello che riveste un’importanza fondamentale: senza di questo strato muscolare che separa la cavità addominale da quella toracica  i polmoni da soli perderebbero la loro funzione. È quindi fondamentale per la nostra stessa esistenza a livello fisiologico. Ma, come avviene per lo psoas a cui il diaframma è pure collegato, c’è anche un diverso livello di analisi che riserva a questo muscolo a forma di ombrello un valore e un significato che travalica le sue importantissime funzioni anatomiche.

Il diaframma e il chakra del cuore

Lo yoga infatti colloca poco al di sopra del diaframma il quarto chakra, anahata chakra, che nella distribuzione dei sette chakra dalla radice alla corona ha un ruolo centrale, quasi segnasse il confine tra quei livelli di energia più connessi ai bisogni primari e istintivi dell’uomo che caratterizzano i primi tre chakra e i livelli che invece ci conducono fino alla corona, più”elevati” e  immateriali. Si potrebbe dire che anahata chakra è il luogo del corpo in cui gli istinti “egocentrici” cedono il passo all’apertura verso gli altri dal punto di vista fisico ed emozionale.

E che cos’è la respirazione se non la rappresentazione della nostra connessione con il mondo esterno?

La respirazione in sé rappresenta uno scambio di energia (o prana, come si dice nelle filosofie orientali)  tra l’uomo e il mondo che lo circonda. Quando inspiriamo preleviamo ossigeno dall’ambiente circostante, quando espiriamo immettiamo anidride carbonica che viene assorbita dal mondo vegetale. E’ la testimonianza di una interdipendenza tra noi e il mondo, di un lavoro in sinergia per creare l’ambiente in cui da millenni viviamo.

La “sensibilità” del diaframma

Così come noi influiamo sull’ambiente esterno, è vero anche il contrario: cioè che l’ambiente agisce su di noi e influenza proprio il modo in cui respiriamo. Il diaframma è talmente sensibile da captare anche la più piccola variazione e scossa della vita e di conseguenza determina una variazione del ritmo del nostro respiro, più o meno veloce a seconda delle circostanze e delle emozioni che si vivono.

Per il benessere fisico ed emotivo, è molto importante lavorare su questo muscolo favorendone il rilassamento in modo da portare allo scoperto le emozioni più profonde. Come? Lo yoga è di grande aiuto attraverso il pranayama, in primo luogo,  che permette di allenare il diaframma e la capacità polmonare e alcune asana che favoriscono l’apertura di questa zona del corpo. La pratica delle asana ha un molteplice effetto, anche a livello energetico, sul diaframma, soprattutto perché incide sulla sua connessione al muscolo psoas.

 

Clelia Coppone

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Clelia Coppone

Giornalista professionista, dopo qualche decennio da cronista di nera e giudiziaria ha scelto di dare una svolta alla propria vita, dedicandosi a scrivere di yoga, Pilates, viaggi e tutto ciò che fa benessere

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